Ho scelto un circolo della periferia di Roma per lasciare il Pd. L’ho fatto durante un’assemblea tenuta in una piazza, un luogo difficile, dove continua comunque a vivere la buona politica.
Ho scelto questo luogo perché lì sono i miei referenti, i miei interlocutori, gli uomini e le donne che il 30 Dicembre del 2012 mi hanno dato fiducia scegliendomi come loro rappresentante. È innanzitutto a loro, alle elettrici e degli elettori del Pd che a Roma mi hanno sostenuto, che ho sentito di dover rispondere per primi.
Ho scelto questo momento perché la decisione del Governo Renzi di imporre il voto di fiducia sul DdL Scuola è stata un fatto grave nei confronti di chi ha la responsabilità della rappresentanza democratica ed è stata una scelta politicamente insostenibile per il Pd.
La scuola è il luogo dove ogni giorno si vive, si insegna e si impara la Costituzione. La scuola è l’architrave delle istituzioni della Repubblica. Il ponte per il futuro. La scala della mobilità sociale.
Dopo mesi di mobilitazioni intense, diffuse, appassionate di docenti, studenti e famiglie, dopo uno sciopero attivamente partecipato da 618 mila insegnanti, tecnici e ausiliari della scuola, dopo un voto amministrativo segnato dal distacco di una parte significativa di popolo democratico dal Pd, il Governo Renzi, invece di aprire finalmente un confronto con i protagonisti della scuola, prima fa slittare per settimane i lavori della Commissione Istruzione del Senato, poi strumentalizza l’assunzione degli insegnanti precari e tenta di scaricare sulle opposizioni e su alcuni senatori del Pd i ritardi accumulati. Infine impedisce al Senato la discussione anche in aula.
È uno schiaffo al Parlamento. È uno schiaffo all’universo della scuola. È la dimostrazione di una visione autoreferenziale della politica, indifferente al distacco, già a livelli di allarme, tra cittadini e istituzioni.
Arriva un momento in cui occorre tenere la schiena diritta, per rispetto agli elettori e per rispetto al ruolo che questi ci hanno consegnato come parlamentari. Arriva il momento di cambiare.
Perchè, come con la delega lavoro, anche con il Ddl scuola il Governo Renzi contraddice radicalmente il programma sul quale ciascun parlamentare del Pd e Sel è stato eletto.
Perchè sono svolte liberiste e regressive, ingiuste per i diretti interessati e dannose per la ripresa economica e morale dell’Italia. Su punti fondamentali sono ricalcate dalla piattaforma elettorale del PdL.
Perchè sono scelte senza alcuna legittimazione democratica diretta o indiretta: il Segretario del Pd le ha omesse sia dalla campagna congressuale del 2013, sia dal programma di governo sul quale ha ricevuto la fiducia del Parlamento a Febbraio 2014, sia dalla campagna elettorale delle elezioni europee.
In questi mesi, insieme ad altri colleghi e colleghe, abbiamo cercato di dare il nostro apporto per un cambiamento. Dal Segretario del Pd è arrivata la delegittimazione morale, oltre che politica, delle posizioni e delle proposte diverse. Tante riunioni senza vera discussione. Soltanto monologhi in streaming.
Il cambiamento è dunque necessario. Urgente.
L’occasione mancata. Le ultime elezioni amministrative, a partire dal voto regionale in Emilia-Romagna, evidenziano che una parte importante, qualificante, decisiva, del popolo del Pd ha abbandonato il Pd di Matteo Renzi. La discussione sul Ddl scuola poteva essere l’occasione per riconquistarli. Invece, con questo voto di fiducia il Pd continua a rinnegare la sua posizione in termini di cultura politica, programma e di interessi rappresentati.
Il Pd, il partito che abbiamo fondato tutti insieme, è diventato il partito dell’establishment, del big business, di Marchionne e dei banchieri d’affari e, insieme, il partito garante dell’ordine teutonico dell’eurozona a scapito dell’interesse del nostro Paese.
Ho scelto di cambiare. Tra il Pd e il popolo democratico abbandonato dal Pd scelgo il popolo democratico. Scelgo di costruire una sinistra di cambiamento, una sinistra di governo per il futuro del Paese.
Insieme a Monica Gregori, Pippo Civati, Luca Pastorino, Sergio Cofferati, Daniela Lastri e a tante donne e uomini che hanno creduto e costruito il Pd iniziamo oggi un progetto di incontri nei territori della nostra Italia.
Vogliamo incontrare chi non si è rassegnato all’esistente, chi non si arrende al dominio dei poteri più forti.
Vogliamo ascoltare chi domanda dignità della persona che lavora, uguaglianza, giustizia sociale e nei diritti civili, valorizzazione del nostro ambiente.
Vogliamo lanciare una controffensiva culturale e politica allo svuotamento delle democrazie nazionali e alla subalternità della famiglia socialista europea.
Vogliamo raccogliere la sfida per un neo-umanesimo contenuta nei messaggi “radicali” della dottrina sociale della Chiesa interpretata da Papa Francesco.
Ci vediamo sabato 4 luglio, a Roma, al Palladium. Ricominciamo, insieme, da scuola, lavoro, democrazia.
Raccogliamo la sfida per una sinistra di cambiamento, in Italia e in Europa.
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