Questa è la mia dichiarazione di voto sul disegno di legge sulla scuola

Voglio lasciare agli atti che, come la Legge Delega sul lavoro, anche il Disegno di Legge sulla scuola che qui viene approvato in ultima lettura è profondamente contraddittorio con il programma elettorale della coalizione nella quale è stata eletta, oltre al sottoscritto, la maggioranza di questa aula. È un fatto grave sul piano della democrazia. Tanto più grave perché avviene a fronte di uno straordinario movimento di studenti, insegnanti, personale tecnico e famiglie. Si amplia il solco tra cittadini e istituzioni. Si alimenta la sfiducia nella politica. In particolare, nella politica come forza di cambiamento progressivo.

Su 4 punti decisivi, il Disegno di Legge contraddice l’impegno e il mandato elettorale della coalizione Pd-Sel a migliorare la scuola pubblica, a farne un luogo di costruzione della cultura nazionale, di riduzione delle disuguaglianze, di promozione delle opportunità e del rispetto della persona.

  • Primo: la chiamata diretta e la revoca dei docenti da parte dei dirigenti scolastici.
  • Secondo: l’assenza di un piano pluriennale per la stabilizzazione degli insegnanti precari, in particolare abilitati.
  • Terzo: i meccanismi regressivi di finanziamenti privati.
  • Quarto: la genericità delle deleghe su temi cardinali.

La partita sulla scuola non si chiude oggi con il passaggio parlamentare. La maggioranza della Camera approva un Disegno di Legge inviso alla stragrande maggioranza dell’universo della scuola. È una prevaricazione che non può funzionare. Oggi, finisce il primo tempo della partita. Ma nelle aule parlamentari si aprirà il secondo tempo. La ragione è semplice e solida: la partita si riaprirà nelle aule parlamentari perché la partita rimane aperta nella scuola. La scuola non si rassegna. Noi continueremo il nostro impegno.

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