Ieri, finalmente, grazie al Ministro Savona in audizione alle Commissioni Affari europei di Camera e Senato, per la prima volta in una sede istituzionale è entrata compiutamente l’amara verità dell’Unione europea e dell’eurozona: i ‘cigni neri’, purtroppo, possono arrivare. È irresponsabile chi nega i dati di realtà, non chi li riconosce e prepara le condizioni per ridurne l’impatto negativo sul piano economico, sociale e di finanza pubblica. L’uscita dall’euro, giustamente, non è nel programma del governo, ma le condizioni per rendere la moneta unica sostenibile sul piano sociale e politico sono difficilissime da raggiungere, a cominciare dal superamento dello statuto ordoliberista della Bce al fine di arrivare ad attribuirle le funzioni di una normale banca centrale. Approntare un ‘Piano B’ è senso di responsabilità politica verso l’Italia. Il negazionismo e l’europeismo liberista di Pd e Forza Italia va bene soltanto per gli interessi più forti, in particolare legati all’export. Per la buon e piena occupazione, per gli interessi dipendenti dalla domanda interna -artigiani, commercianti, microimprese dei servizi e relativa occupazione subordinata o autonoma, precaria o a ‘tempo indeterminato’, per la riduzione del debito pubblico va praticata la rotta keynesiana degli investimenti pubblici annunciata dal Ministro Savona, una rotta alternativa alla Flat tax, quintessenza delle politiche dell’offerta sciaguratamente dominanti.
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