Le decisioni della Bce dovrebbero indurre anche i talebani del cosiddetto ‘libero mercato’ a riconoscere le cause di fondo dell’anemia dell’Eurozona, sempre più grave nonostante un’iniezione di liquidità di 2600 miliardi, tassi di interesse negativi e varie operazioni di rifinanziamento bancario sottocosto. Il problema è l’estremismo mercantilista scolpito nei Trattati e guidato dalla Germania. Il problema è un mercato unico che, coinvolgendo Paesi poveri a salari di 200–300 euro al mese e welfare minimo e Paesi ricchi paradisi fiscali è un feroce fattore di dumping sociale, svalutazione del lavoro e soffocamento sistematico di domanda interna in ciascun contesto nazionale. Finché gli USA hanno fatto il consumatore di ultima istanza funzionava. Ma prima o poi un Trump era inevitabile: l’estremismo mercantilista genera protezionismo. Va invertita rotta. L’allentamento delle politiche di bilancio è un pannicello caldo. Va innanzitutto evitato ulteriore allargamento del mercato unico ai Balcani, vanno limitati i movimenti di capitali, merci, servizi e persone con i Paesi membri che fanno dumping sociale e fiscale. Altrimenti, il quadro diventa sempre più insostenibile.
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