Non ho partecipato al voto sulla Delibera sul piano industriale di Ama. Per senso di responsabilita’ nei confronti della citta’, non ho inteso boicottare ne’ l’approvazione dei bilanci, ne’ il documento che dovrebbe evitare il ricorso all’amministrazione straordinaria. Tuttavia, oggi, la residua maggioranza, in realta’ minoranza salvata da un consiglio comunale in seconda convocazione, si approva soltanto un atto formale, necessario ad evitare nella migliore delle ipotesi il drammatico rischio di liquidazione dell’azienda. Il Piano Industriale non e’ credibile. Primo, perche’ definito in riferimento agli obiettivi strategici della Delibera del 2015, ma a partire da condizioni ancor piu’ gravi di allora, come dimostra la revoca dell’autorizzazione della discarica a Montecarnevale e l’impreparazione di fronte alla preannunciata chiusura dell’impianto di Roccasecca e le conseguenze prospettate per Rocca Cencia.
Secondo, perche’ astratto, a cominciare dall’assenza di indicazioni per la localizzazione degli impianti. Il deficit di credibilita’ del piano industriale determina l’inconsistenza del Piano Economico Finanziario e del percorso tracciato nel Piano di Risanamento. Insomma, tutti i problemi di fondo rimangono, finanche aggravati. Lo scenario inerziale per la prossima consigliatura implicato dalla Delibera e’ la ristrutturazione di Ama con il passaggio ad Acea delle attivita’ a maggior valore aggiunto e, nel migliore dei casi, con le attivita’ di spazzatura e raccolta confermate ad una piccola Ama. E’ urgente un confronto aperto alla citta’ per preparare un vero piano industriale per chiudere in modo sostenibile il ciclo dei rifiuti a Roma, salvare Ama e salvaguardare lavoratrici e lavoratori.
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