Parteciperò con vera convinzione alla manifestazione di sabato promossa dall’appello Emergenza Cultura. Il grido di dolore e di protesta dei promotori è anche il nostro.
Emergenza cultura è uno dei fondamenti di qualunque governo di Roma. Roma è la città d’arte e cultura per eccellenza e per antonomasia. È di per sé, in quanto tale, un patrimonio di tutto il mondo.

Roma è una città abbandonata. Abbandonare la città, non pulirla, non illuminarla, non curare i suoi servizi, trascurare la vita quotidiana dei suoi cittadini è stato tutt’uno con l’impoverimento e l’abbandono del suo patrimonio.

Basta girare per le sue strade per vedere una città e un patrimonio culturali trascurati e negletti.
Roma è anche una città depredata, vittima della arroganza della rendita e della debolezza e della povertà di poteri pubblici, subalterni, se non complici del nuovo sacco del suo territorio.
Il progressivo ritrarsi dello Stato e dei poteri pubblici locali dall’impegno di tutela del patrimonio, il concentrare gli interventi sui beni che “sono sul mercato” con il conseguente abbandono del patrimonio diffuso, la riduzione delle risorse e la esternalizzazione e privatizzazione selvaggia delle attività di manutenzione, la precarizzazione e l’umiliazione dei professionisti della cultura, rappresentano per una città come Roma una condanna a morte.
Roma non è la sede di monumenti, è essa stessa, le sue strade, le sue chiese, i suoi innumerevoli reperti, i suoi palazzi, i suoi parchi, i suoi musei, le sue biblioteche, i suoi teatri, la sua produzione artistica, i suoi spazi occupati, la sua stessa vita quotidiana un bene culturale.

Emergenza cultura è dunque per noi il manifesto della sua salvezza e del suo futuro.
Noi siamo impegnati a fare di quel manifesto una nostra priorità. Stiamo combattendo per ricontrattare il debito del comune, su cui paghiamo assurdi e insopportabili interessi, siamo impegnati per restituire nella legalità il patrimonio pubblico alla città e alle sue forze migliori, siamo impegnati per mantenere e recuperare la città, senza consumare il suo suolo.
Vogliamo recuperare risorse finanziarie, materiali ed umane, vogliamo creare nuove regole finalmente forti con i forti e praticabili per tutti, per fare veramente della cultura un motore della convivenza, della bellezza, della libertà, della civiltà della città. Per consegnarla ai nostri figli.

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